Riguardo la necessità o meno di effettuare dei massaggi alle protesi in seguito ad un intervento di mastoplastica, bisogna fare delle precisazioni.
Normalmente, infatti, dopo un intervento di mastoplastica additiva realizzato ricorrendo all’utilizzo di protesi a superficie ruvida, non esiste una indicazione ne una necessità particolare di massaggiare le protesi mammarie.
Quando si consiglia di massaggiare le protesi
Il massaggio era indicato per le protesi a superficie liscia al fine di migliorare l’accettabilità da parte del tessuto mammario della protesi stessa. Il vantaggio delle protesi mammarie di ultima generazione è proprio quello di avere una minore incidenza di contrattura capsulare. Ciò significa che le pazienti con protesi mammarie possono svolgere qualsiasi attività, già dopo poco tempo dall’intervento chirurgico. Anzi, in molti casi è addirittura utile dormire a pancia sotto cosi che le sollecitazioni che le protesi ricevono durante i movimenti, possano favorire una ottimale morbilità.
Nel caso, invece, si utilizzino protesi mammarie a superficie liscia, il massaggio andrà fatto un paio di volte al giorno almeno con movimenti rotatori cosi da consentire alle protesi di essere spostate in tutti gli ambiti. La durata ideale è di 4-5 minuti e andrà protratta per alcuni mesi dopo l’intervento.
Seno gonfio dopo la mastoplastica additiva
Dopo l’intervento chirurgico di mastoplastica additiva, che ci sia un certo rigonfiamento determinato dall’edema residuo è assolutamente normale. Ci sarà anche una certa asimmetria di forma e volume quindi che normalmente a distanza di un paio di mesi scomparirà.
La consistenza del seno nelle settimane post-operatorie andrà riducendosi diventando un seno naturalmente morbido ed a questo punto sarà una scelta personale della Paziente quella di utilizzare o meno il reggiseno.
Certamente, un seno “pesante” per una protesi voluminosa avrà una maggiore tendenza a scendere e quindi l’utilizzo del reggiseno con costanza potrebbe essere auspicabile.
Seno duro post-mastoplastica
La presenza di indurimento a carico del seno, fenomeno che si può presentare a partire in genere dopo 8-10 mesi dall’intervento chirurgico, è un indice di iniziale contrattura capsulare. Fenomeno che si presenta in una bassa percentuale dei casi e che però richiede una particolare attenzione.
Proprio per ridurre tale incidenza si utilizzano le protesi a superficie testurizzata che offrono una maggiore protezione per il fenomeno della contrattura capsulare. Anche il posizionamento delle protesi in sede sottomuscolare (Dual Plane- sottomuscolo pettorale superiormente e sottoghiandolare inferiormente) offrono una maggiore garanzia di ridurre la complicanza della contrattura capsulare.
La contrattura capsulare rappresenta una eccessiva risposta dell’organismo alle protesi mammarie. Tale reazione, determinata proprio dalla presenza di un corpo estraneo, quando molto accentuata rappresenta una complicanza poiché il seno può diventare duro alla palpazione e nei casi più avanzati anche deformarsi.
Esistono vari gradi di “indurimento” ma soltanto in quelli più marcati è indicato ricorrere ad un nuovo intervento chirurgico. Con il nuovo intervento si procede a rimuovere il tessuto cicatriziale formatosi intorno alla protesi e a riposizionare la protesi, eventualmente anche cambiandone la posizione.
Il volume delle protesi utilizzato non incide sulla possibile insorgenza di contrattura e cio è importante da sottolineare perché chi si sottopone ad un intervento chirurgico deve potere scegliere la misura del seno che preferisce, senza alcun vincolo se non quello di un risultato ottimale, naturale ed adatto alla figura della Paziente stessa.









